“Quelle che vedi”, spiegò Anchise, “sono le anime che attendono di reincarnarsi nella nostra progenie futura: anime di eroi che renderanno grande e famosa la nuova patria dei Troiani: combatterai ancora e duramente, figlio mio, ma fonderai una Città Eterna… e la chiamerai Roma!”.
L’Eneide, poema epico che l’imperatore Augusto commissiona a Virgilio per celebrare le origini di Roma, rappresenta la più importante opera della letteratura latina.
Pur ispirandosi ai celebri modelli greci dell’Iliade e dell’Odissea, il poema epico di Virgilio se ne distingue profondamente: Enea, il principe troiano sfuggito alla distruzione della propria città e capostipite della gens Iulia, è un eroe “nuovo” per i valori e le speranze di cui si fa portatore. Costretto a viaggiare, e poi a combattere, per trovare una nuova patria, pena la scomparsa della sua stessa stirpe, la sua figura si rivela di eccezionale modernità perché simbolo universale dell’esule di ogni luogo e di ogni tempo.
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