TOMO I
Quando, intorno al 413 a. C., Euripide portò sulla scena Elettra, erano trascorsi circa quarantacinque anni dall’aprile del 458, data in cui Eschilo aveva rappresentato le Coefore, dramma centrale della trilogia Orestea. Da quel momento in poi nessun drammaturgo poteva presumere di riproporre la medesima saga senza doversi confrontare con il modello tragico fissato dal grande maestro. Non era solo una questione di “primogenitura”: l’inafferrabilità della fonte archetipica rendeva un mito sfuggente alle paternità e lo faceva suscettibile di sempre nuove sfumature. Era questione di autorevolezza: Eschilo era ormai da quasi mezzo secolo il venerato maestro del teatro ateniese; i modelli da lui fissati potevano essere ripresi, variati, mai ignorati.
Anche se non saranno stati molti gli spettatori che avevano assistito a quella memorabile rappresentazione, Euripide lanciava un’audace scommessa, ma in linea con il suo carattere e con la sua visione della drammaturgia. Affrontare il mito degli Atridi significava misurarsi con un classico del teatro, non per imitarlo, ma per trasformarlo nella drammaturgia e nella Weltanschauung.
TOMO II
La figura di Elettra è presente nella produzione di tutti e tre i grandi tragici greci a noi pervenuta, sicché gli autori che con le loro rielaborazioni l’hanno via via alimentata hanno potuto guardare a più modelli, spesso contaminandoli: avremo così la giovane emarginata, fedele alla memoria del padre, che vive solo per custodirla; ovvero la virago, che, nutrendo il suo odio verso la coppia omicida, si fa parte attiva della vendetta.
La modernità, sviluppando le potenzialità insite nella pluralità degli archetipi, ora ha scavato nei meandri della sua psicologia, approfondendo le ragioni inconfessate del suo conflitto con la madre – non a caso Jung ha parlato di “complesso di Elettra” – ora, accentuando l’aspetto “politico”, l’ha elevata a simbolo di un’umanità derelitta che non si piega alla tirannide e attende il momento del riscatto. Il percorso letterario della figura di Elettra è delineato in questo volume a partire dagli autori classici, attraverso le riprese rinascimentali e settecentesche, fino alla produzione del Novecento, da Hofmannsthal a O’ Neill, da Giraudoux a Sartre, alla “linea femminile” rappresentata da M.Yourcenar, S.Weil, S. Plath, D. Maraini.